Il nostro destino è di pubblicare ciò che gli editori non vogliono pubblicare e – congiunzione fondamentale – non pubblicare ciò che è accettato dagli altri. Abbiamo una visione espansa del concetto, per cui ‘gli altri’ non sono solo editori e case editrici, ma ogni possibile piattaforma (o forma), in cui qualcosa può essere reso pubblico. Ciò che è inaccettabile diventa interessante come ciò che è fuori dalle scene e lontano dalle luci della ribalta, fuori dagli schemi, dagli schermi e dalle pagine stampate.
I primi passi di questa nostra esplorazione editoriale vanno in primo luogo verso contesti poetici, espressioni fotografiche e manifestazioni artistiche. Non vogliamo addentrarci nei salotti dei racconti lunghi, ci troviamo a disagio con così tante parole. E non possiamo soffermarci sulle riflessioni dei saggi, ci manca la competenza accademica per penetrare un mondo così complesso e intricato, esclusivo ed escludente.
Ci interessa l’ombra più che la luce, ché di luce ne abbiamo già abbastanza ed è artificiale e funzionale. Decliniamo l’edificante e decliniamo la pedagogia, ché di persone che ci vogliono insegnare a vivere o a far cose ne è pieno il mondo. Così come l’idiosincrasia per chi vuole salvarlo, il mondo. Non ci interessa salvarci ma vivere nella pienezza delle esperienze. Ci interessano il perturbante delle profondità e le esperienze esistenziali complesse. L’ego senza fantasia, finalizzato al controllo e alla manipolazione, lo lasciamo a chi risponde al nome di Narciso. L’unico ego che amiamo è quello malato di chi teme di esporsi, di chi è introversə, di chi è persə.